Spunta un’incredibile verità sul conto di Daniele Scardina: ecco tutti i dettagli della sorprendente rivelazione su ‘King Toretto’
Un dritto di Federer, una schiacciata di Michael Jordan, una punizione di Diego Armando Maradona, solo per fare alcuni esempi, sono molto di più di gesti tecnico-sportivi, sono pura arte.
Eppure, qualche critico d’arte con la puzza sotto il naso potrebbe storcere la bocca dinanzi alla predetta asserzione. Ma a mettere d’accordo coloro che considerano lo sport una forma d’arte e i puristi dell’arte è Omar Hassan, il boxeur-artista.
Certo, il suo nome non dice nulla perfino agli appassionati delle ‘noble art’ dato che la sua carriera di pugile professionista non è mai decollata a causa del diabete da cui è affetto sin dalla nascita.
Tuttavia, nella sua breve carriera sul ring Omar Hassan ha avuto il privilegio di avere come maestro Ottavio Tazzi, un mito della boxe milanese, ma non solo visto che nel colloquio con ‘La Repubblica’ svela una sorprendente verità sul conto di Daniele Scardina.
Omar Hassan: “Ho collaborato con Daniele Scardina”
Omar Hassan ha messo piede per la prima volta in palestra a 14 anni ma non ha mai potuto intraprendere la carriera agonistica in quanto è da sempre diabetico.
Eppure, è riuscito a togliersi qualche soddisfazione sul ring visto che, come ha rivelato nel corso dell’intervista concessa a ‘La Repubblica’, “ho collaborato con gente come Renato Di Donato e Daniele Scardina“.
Ma ora, come detto, non prende a pugni gli avversari ma la tela. Infatti Omar Hassan realizza le sue opere assestando colpi, “con grazia, senza violenza“, sulla tela bianca con i guantoni da boxe intrisi di colori.
Un’originale tecnica che coniuga le sue due passioni, la boxe e la pittura (“Da bambino facevo tutto il corridoio di casa con i pastelli. E poi mi sono iscritto all’Accademia di Brera”), che ha denominato “Breaking Through” e di cui ha avuto l’ispirazione in palestra quando aveva 15 anni: “Il mio avversario aveva riportato una ferita e il sangue mi era rimasto sui guantoni. Mi sono spostato al sacco e quando ho visto l’effetto che facevano quelle tracce nel momento di colpire, ho avuto l’illuminazione e sono andato a prendere i colori“.
Una forma d’arte che ‘colpisce nel segno’ visto che i suoi quadri, 121 come i round che ha combattuto nella sua breve carriera, sono stati al centro della terza edizione di (un)fair, la Fiera-non fiera di arte contemporanea di Milano e sono appesi anche ai muri delle faraoniche ville dei divi di Hollywood quali Robert De Niro, Sharon Stone e Spike Lee.
Acquirenti eccellenti alle quali potrebbe aggiungersi, alla luce della loro collaborazione, “King Toretto” che alla fine dello scorso dicembre è tornato a casa dopo 10 mesi di ricovero in ospedale a causa dell’emorragia cerebrale, con conseguente intervento chirurgico d’urgenza per arginarla, che lo ha colpito, il 28 febbraio dello scorso anno, mentre si allenava.